Mino Maccari nasce a Siena il 24 novembre 1898 e cresce nelle diverse città in cui il padre, professore di latino e greco, si trasferisce per lavoro: Trani, Urbino, Milano, Genova, San Remo, Livorno. Dopo il liceo studia Legge nell’Università di Siena e si laurea nel 1920, dopo l’interruzione avvenuta a causa della chiamata alle armi nel 1917. Tuttavia la pratica forense non lo entusiasma e ben presto la abbandona per assecondare la sua forte passione per la pittura e l’incisione sul legno. Espone per la prima volta nel 1922 con il Gruppo Labronico di Livorno.
Nel 1924 l’amico Angiolo Bencini, direttore e fondatore de “Il Selvaggio”, gli propone di curare la redazione e la stampa del proprio periodico. Nel 1926 Maccari ne assume la direzione e trasferisce la redazione del giornale dapprima a Firenze, poi a Siena nel 1929, a Torino per qualche mese nel 1931 e a Roma alla fine dello stesso anno. Con la sua direzione si accentua il carattere artistico e letterario de “Il Selvaggio”, a cui aderiranno collaborazioni di altissimo livello prestate, per citarne soltanto alcune, da Leo Longanesi, Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Romano Bilenchi, Achille Lega, Fernando Agnoletti, Aldo Palazzeschi, Curzio Malaparte, Piero Bargellini, Primo Zeglio, Mario Tobino, Luigi Spazzapan, Bruno Barilli, Francesco Lanza, Antonello Trombadori, Orfeo Tamburi, Renato Guttuso, Toti Scialoia. La pubblicazione del periodico si concluderà nel 1943 con il numero del 15 giugno. Per alcuni anni collabora con “La Stampa”, il “Popolo d’Italia” e “La Nazione”; insieme ad Ennio Flaiano e Amerigo Bartoli lavora al “Mondo”, diretto da Mario Pannunzio. Nel 1939 viene nominato professore di tecnica dell’Incisione prima alla Accademia di Belle Arti di Napoli e poi a quella di Roma. Successivamente, nel 1963, è nominato presidente dell’Accademia di San Luca. Nello stesso anno L’Accademia dei Lincei gli assegna il Premio Feltrinelli per la pittura. Si congederà dall’insegnamento nel 1970 e alternerà lunghi soggiorni a Roma e al Cinquale.
Accanto al’attività pittorica, Mino Maccari lavora come illustratore per numerosi libri, crea bellissime raccolte di incisioni, cura importanti scenografie. Nello stesso tempo partecipa all’attività politica e intellettuale del Primo e del Secondo dopoguerra, non mancando mai di ironizzare e criticare gli italici vizi ed il sistema clientelare e spartitorio perpetuato dalla classe dirigente post-bellica.
Nel 1928 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia (XVI Esposizione Internazionale d’Arte) e negli anni a seguire è protagonista di numerose rassegne nazionali e internazionali di pittura e di grafica: nel 1930 è presente alla Exposition de la gravure et de la médaille italienne contemporaine alla “Bibliothèque Nationale” di Parigi; nel 1931 alla I Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma, cui parteciperà ancora nel 1955 con una personale; nel 1934 è nuovamente alla Biennale di Venezia, dove tornerà ancora nel 1939, nel 1948 con una mostra personale di 68 opere ordinata e presentata da Roberto Longhi, nel 1950, nel 1960 con un’altra personale composta di 94 opere e curata da Giovanni Urbani e infine nel 1962. Nel 1935 partecipa a Parigi alla mostra Arte Italiana dell’800 e ‘900; nel 1937 espone alcune incisioni alla Anthology of Contemporary Italian Drawing presso la “Cometa Art Gallery” di New York; nel 1938 è alla Ausstellung der Modernen Italienischen Kunst alla Kunsthall di Berna; nel 1943 organizza nella sua casa del Cinquale la mostra Dux; nel 1947 partecipa alla mostra Quarant’ans d’art italien: du futurisme à nos jours al Museo Cantonale di Losanna; nel 1949 alla mostra Pittura Italiana Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Vienna; nel 1950 gli viene organizzata a Bruxelles una grande mostra alla “Petite Galerie di Séminaire des Arts” al Palais des Beaux-Arts; nel 1951 partecipa per la prima volta alla Biennale di San Paolo del Brasile, dove tornerà nel 1953 e nel 1955, quando riceverà il premio del Circolo Italiano; nel 1955 espone alla prima edizione della Biennale dell’Incisione di Venezia (Mostra dell’Incisione Italiana Contemporanea), cui parteciperà altre sei volte, con una personale di 45 opere nel 1965; nel 1956 espone alla “Galleria L’Indiano” di Firenze, presentato da Ottone Rosai e alla III Mostra Nazionale della Grafica di Costume dell’VIII Premio Nazionale di Pittura “Golfo della Spezia”; nello stesso anno è anche a Lubiana, Monaco, Atene, Verona e all’Istituto Italiano di Colonia; nel 1963 a New York alla “Gallery 63 Inc.”. Nel 1967 partecipa a Palazzo Strozzi a Firenze alla mostra Arte Moderna in Italia 1915-1935; nel 1968 la I Biennale di Grafica a Palazzo Strozzi di Firenze gli dedica una mostra omaggio presentata da Franco Russoli. Nel 1971 partecipa alla mostra Antologia della Caricatura Europea a Mantova; nel 1974 alla mostra Disegno Politico e Satirico alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Forte dei Marmi, presentato da Michele de Micheli. Nel 1977 gli viene dedicata dal Comune di Siena, nella Loggia del Palazzo Pubblico, una mostra antologica con 178 opere tra dipinti, acquerelli, disegni e incisioni.
Mino Maccari lavora attivamente come illustratore per varie riviste e pubblicazioni: nel 1944 illustra con 22 disegni Totò il buono di Cesare Zavattini (Bompiani Editore); nel 1949 con 53 disegni La coda di paglia di Alfonso Gatto; nel 1951, con 48 incisioni, Bestie del 900 di Aldo Palazzeschi (Vallecchi Editore); nel 1959 con disegni e acquerelli L’Onestà muore di freddo di Luca Canali (Cino Del Duca Editore); nel 1960 illustra con disegni Fatti inquietanti di Rodolfo Wilcock (Bompiani editore) e L’Unghia dell’asino di Augusto Frassineti (Graziani editore); nel 1962 i Sonetti del Burchiello, il Candido ed altri racconti di Voltaire per Armando Curcio editore e Canzonette e viaggio televisivo di Mario Soldati (Mondadori editore). Nel 1965 con 48 disegni lavora al volume Otto settembre letterati in fuga di Vincenzo Talarico edito da Canesi.
Nel 1951 cura le scenografie e i costumi del Turco in Italia di Rossini e della Commedia su Ponte di Martinu per il XIV Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Venezia. Nel 1964 per il XXVII Maggio Fiorentino cura la scenografia e i costumi de Il naso di Sciostakòvich. La stessa scenografia e gli stessi costumi saranno poi ripresi nel 1972 anche al Teatro della Scala di Milano con la regia di Eduardo De Filippo. Nel 1965 lavora per il “Piccolo Teatro” di Milano alle scenografie e i costumi del Signor di Porceaugnac di Molière, sempre con la regia di De Filippo.
Si spenge a Roma il 16 giugno 1989 e viene sepolto al cimitero del Comune di Montignoso che gli dedica una piazza al Cinquale. Anche il Comune di Siena, gli dedica una targa nel luogo della sua nascita.